Trecastagni
Trecastagni
è una ridente cittadina alle falde dell’Etna, il maestoso vulcano più attivo d’Europa, e dista dal capoluogo di provincia (Catania) circa 14 Km.
È situata su una zona collinare (tra i 525 e i 600 m. dal livello del mare) e gode di un clima mite in inverno e soprattutto in estate, quando la calura fa sentire i sui morsi.
Infatti, nel periodo estivo è molto frequentata dai “cittadini” ossia dagli abitanti di Catania.
Ben “piantato” sulla collina, gode del primo sole mattutino, ma esposto al freddo vento di ponente e alle piacevoli brezze.
Dalle sue alture nelle belle giornate, si possono ammirare paesaggi stupendi. La vista può spaziare fra l’Etna (‘a Muntagna) a Nord e Catania, Siracusa a Sud; girando lo sguardo a Est si può ammirare la bella città di Taormina e una parte della costa calabra meridionale, a Ovest l’entroterra etneo.
IL NOME:
tra storia e leggenda.
L’etimologia del nome non è certa e ci sono diverse ipotesi che tendono a spiegarne l’origine.
1 - Storicamente, la più accreditata fra esse, vuol richiamare l’attenzione su Trium Castrorum cioè terra dei tre casali o dei tre alloggiamneti, nome che risale al tempo della presenza in Sicilia dei romani che qui avevano alcuni accampamenti. In questo luogo vi era l’intersezione tra la strada interna che univa Messina a Catania e all’entroterra isolano, e la strada che proveniva da Acireale, altra cittadina situata sullo ionio distante circa 8 Km e collegava l’entroterra etneo. Ad avvalorare tale ipotesi i molti reperti archeologici risalenti all'epoca romana.
2 - Altro significato legato a divinità pagane, Tria castra Ognia ossia i tre castelli presumibilmente dedicati alla dea Ognina.
3 - I religiosi asseriscono che derivi da Tres Casti Agni ossia Tre casti Agnelli, i tre santi fratelli martiri Alfio, Filadelfo e Cirino che qui si riposarono nel 251 durante la loro deportazione a Lentini per essere poi martirizzati.
4 - Infine, Tres Castaneae, Tre Castagni, luogo dei tre castagni come riportato in alcuni manoscritti. Questa ipotesi pare la più giusta, poiché in questo luogo trova abitat naturale il castagno, molto diffuso nelle terre intorno. Nulla di strano che una volta esistevano tre grossi alberi di castagno che offrivano riparo e punto di riferimento per i viandanti, così come lo è stato l’Albero dei Cento Cavalli nel vicino paese Sant’Alfio.
5 - Altra ipotesi da non trascurare, l'origine dal francese........ In questa parte di territorio sono molte le parole dialettali, molte delle quali oggi scomparse) che derivano dal francese: bunaca, buffetta, bruccetta, muarra...
6 - Infine, poiché la cultura si forma anche attraverso la leggenda popolare che è l’animo del vivere quotidiano, vorrei citare anche una vecchia leggenda secondo la quale una vecchietta, al passaggio dei Santi Fratelli Martiri Alfio Filadelfo e Cirino, vista la loro sfossatezza e i maltrattamenti, non avendo cosa offrire, diede quel che possedeva: tre castagne cotte. I Santi, riconoscendo la bontà della vecchietta, come ringraziamento, le dissero di piantarle e godere dei frutti. Così accadde che da tre castagne cotte nacquero tre grossi e lussureggianti alberi di castagno.
Scopriamo così che anche la credenza popolare vuole sottolineare la presenza di tre grossi alberi di castagno all’origine del nome (punto 4).
Cenni storici
notizie generali)
PREMESSA
Chi scrive non ha la pretesa di fare lo storico, né quella di dimostrare chissà cosa. Mi vorranno perdonare tutti i cultori della storia e i vari studiosi che si dovessero battere in queste pagine. Come dice il nostro Presidente è bene non perdere la memoria e chissà se un piccolo particolare può servire a completare un grande mosaico.
Le notizie che seguono sono frutto di testimonianze, di letture e di considerazioni personali.
ORIGINI
Le origini di Trecastagni non sono ben chiare e pochi sono i documenti che ne testimoniano la sua storia.
Alcuni autori asseriscono che questa terra è citata in alcuni libri di Omero, Virgilio, Plinio, Didimo, Esidio.
È anche vero che polifemo, secondo la legenda o il poema omerico, abitava alle falde dell’Etna. Terra conosciuta già dai greci come campus Aetneus, fertile e rigogliosa.
Sicuramente il primo nucleo abitativo si è formato accanto alla strada interna che congiungeva Messina all’entroterra. Strada usata quando i “pirati del mare”
o gli “invasori” controllavano quella costiera o quando l’Etna spandeva la sua distruzione nel mare.
Anche durante la seconda guerra mondiale, le truppe tedesche usufruirono di questa strada per raggiungere la città dello stretto, durante la ritirata.
Prime notizie storiche si hanno con i manoscritti, per lo più sacri, che riportono la data del III sec., quando i santi martiri trovarono riposo in questo luogo. Si sono trovati nel tempo monumenti, oggetti e monete greco - romane. Sono ritrovamenti citati da V. Zappalà Nicolosi nel suo libro su Trecastagni, da cui vengono tratte spesso tutte le notizie, ma anche da testimoni oculari che lavoravano la terra.
Sul colle detto del Mulino, anche in altri luoghi, esistevano muri e antiche cisterne di origine romana, ma soprattutto si sono trovate urne funerarie con lacrimatorio lavorate in terracotta, lucerne, monete, pavimenti a mosaico, caledarii, monete imperiali, ciò a testimonianza dei tre accampamenti romani.
Alcuni contadinile che non avevano la cultura archeologica e dunque non conoscevano i reperti, portarono alla luce in zona Monte Gorna (Urna), canalette che servivono a portare l’acqua verso le terme esistenti più in basso, nonché alcune urne funerarie. Dunque i romani avevano trovato l’acqua per fare le terme in una terra vulcanica che risucchia il prezioso liquido nelle sue viscere quando piove. Ciò non è strano se leggiamo alcuni testi di autori antichi come l’Abbate Ferrara che affermavano l’esistenza di un lago vulcanico proprio sul Monte Gorna o Monte Urna, come viene chiamato dai vecchi abitanti. Il suo nome richiama quanto affermato sopra. Qualche anziano ipotizza l’esistenza in questo luogo di una città chiamata Girgenti, ma non si è mai avuto alcuno riscontro.
Viene da chiedersi perché non si è mai scavato in questo sito, malgrado ci siano queste documentazioni e testimonianze?
Dove sono finiti gli oggetti ritrovati dai testimoni?
I contadini che, lavoravando la terra facevano questi ritrovamenti, avevano l’ordine da parte dei proprietari terrieri di rompere le lastre di terracotta, di raccogliere eventuali lucerne e di consegnarle al proprietario, ma soprattutto di non dire niente a nessuno di tali reperti. Questo ha contribuito a nascondere la verità
sull’origine di Trecastagni, ma soprattutto su quei luoghi apprezzati dalle antiche popolazioni.
Ancora oggi si notano i frammenti delle lastre delle urne incastonati nei muri a secco che circondano i vigneti o che formano i terrazzamenti. Nel terreno brullo spiccano i piccoli cocci delle lucerne di terracotta o dei vari.
Oggi in quel luogo, a coprire ancora di più il mistero, è nata una bella strada larga.
Purtroppo nulla si conosce circa i nuovi luoghi in cui sono riposti i ritrovamenti, ma è facile dare alito alla fantasia.
Ritornando alla storia si suppone ad un’origine romana. Qui vi erano tre avamposti o fortificazioni presumibilmente: al Mulino a vento, in contrada Tre Monti ( l’Abate Ferrara in “Storia di Sicilia” cita un castello in tale località) e in contrada Monte Urna dove vi erano le terme e le urne funerarie.
Tre zone che viste geograficamente godono di una buona posizione strategica, una visone chiara della costa ionia e comunicanti visivamente tra loro.
Così come altri luoghi anche Trecastagni subì le invasioni dei vari popoli.
STORIA
La campana che si trova nella chiesa di Santa Maria della Misericordia (oggi chiesa dei Bianchi) riporta la data del 1302 e fa riferimento al paese come un nucleo costituito.
Le vicende belliche tra francesi e spagnoli, Angioini e Catalani, videro i trecastagnesi tra i protagonisti.
Sino al 1640 il paese fu sotto l’amministrazione del Senato di Catania. Il Villabianca
in “Sicilia Nobile” scrive che in quell’anno il paese era costituito da 724 case e 2806 abitanti.
Il 15 febbraio 1641 il re Filippo IV dava investitura principesca a Domenico Di Giovanni
e Giustiniani con le terre di Viagrande per 30.000 scudi. Lo stemma dei Principi di Giovanni divenne l’emblema del paese.
“Scudo azzurro con spiga d’oro trattenuta da due leoni affondati nello stesso metallo,
nutrita sopra una zolla naturale movente dalla punta.
Corona di principe del Sacro Romano Impero”.
La dinastia dei Di Giovanni durò appena cinquantanove anni per passare a quella dei principi Alliata di Villafranca a cui andarono tutti i feudi, avendo Anna Maria Di Giovanni investita principessa di Trecastagni (20/09/1700) sposato Giuseppe Alliata e Colonna Principe di Villafranca. Con il matrimonio tutti i feudi dei Di Giovanni passarono agli Alliata.
I Di Giovanni discendevano da una delle più illustri famiglie di Aragona, Valencia e Catalogna che stabilì la sua dimora a Messina e poi a Trecastagni nel poderoso palazzo principesco che si trova, abbandonato e lasciato agli insulti degli uomini e del tempo, a levante del paese.
Il Cronista di Pedara, identificato con Don Ludovico Pappalardo, li descrive come buone persone e le loda per il loro operato: aprivano strade, mantenevano maestri di scuola e soccorrevano i vassalli. Basti pensare che la popolazione durante il loro dominio passò a 5000 abitanti (1667). Invece i Villafranca si videro rarissimamente a Trecastagni.
Il terremoto ha colpito per ben tre volte in modo violento il paese ed anche quelli circostanti.
Nel 1408 le scosse furono molto intense tanto da far evaguare il paese. Il 3 novembre 1408 l’Etna emanò una fiamma così alta che rischiarare la notte. In quel tempo si aprirono cinque crateri che eruttarono abbondanti emissioni di lava per dodici giorni. Il cratere apertosi a Nicolosi, sopra il monastero si San Nicola l’Arena dei Padri Benedettini Cassinesi, emanò tanta lava fino a coprire una parte del territorio di Trecastagni. La cenere completò l’opera.
Il 1° dicembre del 1542 dopo una precedente eruzione di lava e cenere e dopo il crollo della parte circostante il cratere centrale all’interno di esso, si ebbe un violento terremoto che devastò buona parte dell’isola. Il paese non subì molti danni, tranne la chiesa Madre.
Il terribile terremoto del 1693 rase a suolo gran parte del paese compresa la città di Catania. Si osservarono violente eruzioni, il mare si ritrasse e una pioggia aumentò il danno e lo spavento.
Il dominio dei Principi Alliata cominciò a tramontare con i moti dell’Ottocento che videro Trecastagni partecipe attivo. Fu uno dei primi paesi a far sventolare il Tricolore.
Nel 1848 l’avv. G. Toscano Patti fu deputato al Parlamento Siciliano.
Per l’Unità d’Italia ha dato i suoi martiri a sacrificio dell’Ideale. La partecipazione a tali avvenimenti la testimonia l’iscrizione nell’unica allegoria pubblicata in Torino dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia.
I nomi e le date che si leggono nello scudetto intestato a Trecastagni sono:
1848 Russo Antonino
1866 Torrisi Giovanni
1866 Nicotra Orazio.
Seguono gli anni delle guerre e del post guerra e come tutti i paesi del mondo che sono stati coinvolti, purtroppo, ha i suoi caduti e i soui eroi.
Bibliografia essenziale:
Trecastagni e i martiri Alfio, Filadelfo e Cirino – Memorie storiche – Vito Zappalà
Nicolosi – Avellino 1938
Le belle pietre – Mons. P. La Rosa
– Nicolosi 1988