Il Mulino a Vento

Mulino a vento 601 metri s. m.

Torre a forma di cono situata su un colle sovrastante il paese e dal quale si può ammirare uno splendito paesaggio in tutte le direzioni.
Ha un diametro di circa quattro metri ed è alto il doppio. Fu eretta con ruderi di costruzioni romane e risale, molto probabilmente, a prima delle invasioni Saracene.
Sicuramente fu usata come posto d’avvistamento e rappresentava probabilmente il centro di una fortificazione circondata da grosse mura di difesa. Testimone ne è la posizione geografica e il fatto che lì accanto vi era la “Gisternazza”, un’immensa riserva d’acqua scavata sul colle. Accanto vi si trovava anche un pozzo più piccolo, forse per conservare cibo o altri beni di necessità in caso d’attacchi. Stesse strutture si riscontrano nei luoghi o nei castelli per resistere agli assedi.
In questo luogo sono stati ritrovate urne funerarie, lucerne, cocci e monete.
Sotto il dominio Normanno fu adibito a mulino, da cui il nome, ma essendo la nostra zona povera di grano o frumento fu poco usato, tanto che tempo addietro i nostri avi cantavano un ritornello:
c’è mulinu a ventu ca macina,
macina menza sarma la simana>>.
Oé!
Alla fine del XVI secolo fu donato dalla famiglia possidente alla Chiesa di Sant’Alfio.
Dalle feritoie del secondo piano furono collocati tre cannoni ad avancarica, residuati bellici antichi ritrovati nei vigneti dai contadini, che venivano fatti sparare all’inizio della festa dei Santi Fratelli Martiri. Erano così diversi che dal rumore emesso, i paesani riconoscevano di quale cannone si trattasse: Sant Alfio, Sarina, ‘u Macchiotu.
Ancora oggi, la tradizione vuole che alla vigilia della festa alle prime luci dell’alba da questo luogo vengono sparati ventuno colpi di “cannone” per indicare la gioia e l’inizio della festa.

Oggi il colle che ospita l’antico sito archeologico è macchiato d’insulti umani. Del vecchio luogo descritto rimane la torre, l’aria mistica e il sapore della sconfitta: l’assenza della memoria e la libertà limitata di spaziare a 360° così come era stato concepito.
Auto e cemento hanno contribuito affinchè solo pochi godessero nel mistero. Peccato che non ci sia quel severo monumento a ricordare e a ferire il malefatto!